sabato 6 giugno 2020

Laputa, la città fluttuante - STEP#19




La parola utopia è stata coniata da Thomas More, umanista, scrittore e politico inglese, vissuto tra il XV e XVI secolo, e dà il titolo alla sua opera più conosciuta.
Il termine deriva dal greco οὐ ("non") e τόπος ("luogo") e significa "non-luogo". Ad esso, lo scrittore ha legato un gioco di parole con l'omofono inglese “eutopia”, derivato dal greco εὖ ("buono" o "bene") e τόπος ("luogo"), ovvero "buon luogo". Da ciò ha origine una duplicità del significato: l'utopia sarebbe un luogo buono ma inesistente o irraggiungibile.

Nell’Utopia, infatti, More, ispirandosi alla Repubblica di Platone, delinea un’isola caratterizzata da una società ideale ma, allo stesso tempo, impossibile da realizzare.




Gulliver scopre Laputa

Nel suo significato più generico la parola sta ad indicare anche un progetto inattuabile, come, ad esempio, Laputa: una città immaginaria sospesa in cielo e abitata da scienziati pazzi di grande cultura ma di scarsissimo senso pratico, incatenati alle loro fissazioni, nonostante l’enorme progresso tecnologico e militare.  Questo luogo immaginario viene descritto a scopo satirico da Jonathan Swift nel suo romanzo "I viaggi di Gulliver".
La “città volante”, concepita dallo scrittore irlandese, successivamente, ha dato il nome ad un'immaginaria base missilistica del film "Il dottor Stranamore - Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba" (1963) di Stanley Kubrick e ad essa si è anche ispirato Hayao Miyazaki per la creazione del suo film d’animazione “Laputa- Castello nel cielo” (1986).





La pellicola si basa sulle vicende di Sheeta, una ragazzina che possiede un ciondolo in grado di vincere la forza di gravità e localizzare la leggendaria isola fluttuante, in cui dovrebbero essere custoditi incredibili tesori. La giovane, aiutata da un ragazzo di nome Panu, dovrà affrontare i pirati alla ricerca dell’amuleto magico e cercare di scoprire i segreti di Laputa.
La storia racchiude le tematiche che Miyazaki vuole trasmettere in ogni sua opera (come già detto precedentemente in "Si alza il vento"): l'ecologismo, l'antimilitarismo, l'avversione per l’inesauribile sete di potere umana e la fiducia incondizionata in sentimenti come l'amore e l'amicizia.

Nella progettazione di una città ideale, filosofia ed architettura si incontrano e si spalleggiano, e molti pensatori ed urbanisti, nel corso dei secoli, hanno ideato diverse “costruzioni utopistiche”; ne sono un esempio quelle descritte ne "La città del Sole" di Tommaso Campanella o ne "La nuova Atlantide" di Francesco Bacone.

Tuttavia, la concretizzazione di una città “perfetta” rimane, e quasi sicuramente rimarrà, un’utopia: anche la civiltà di Laputa ha continuato a cercare ossessivamente di raggiungere un progresso scientifico superiore ma, alla fine, ha compreso la reale pericolosità di questo sogno.


(la sitografia dei riferimenti e/o gli approfondimenti sono presenti all'interno del testo)

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